Badanti: come e quando richiedere la disoccupazione indennizzata

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Secondo il CCNL (il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro), per regolare il rapporto lavorativo con i badanti occorre innanzitutto inserirli nella categoria corretta a livello contrattuale: il più semplice è il BS, che non richiede formazione specifica e può essere corrispondente alla figura di un semplice accompagnatore; seguono il CS e il più elevato, il DS, nel quale sono inseriti veri e propri infermieri. Questa categoria di lavoratori viene regolamentata in modo da poter essere tutelata in diverse situazioni. Ne è un esempio la disoccupazione per i badanti, un indennizzo che è possibile richiedere in caso di perdita del lavoro. In questo caso si parla anche di NASPI, ovvero indennità per disoccupati involontari Inps.

Requisiti e domanda per la NASPI

Il primo requisito fondamentale per accedere alla NASPI è, ovviamente, non aver dato le dimissioni in forma volontaria. Fanno eccezione cause di forza maggiore che abbiano portato a tale decisione, le quali verranno valutate attentamente in fase di richiesta. Non solo, occorre dimostrare di aver lavorato per un periodo di tempo pari ad almeno 5 settimane durante l’anno corrente e averne all’attivo perlomeno 13 di contributi versati in 4 anni.

Fermo restando che tutti i requisiti saranno verificati dagli enti competenti, occorre presentare la domanda all’INPS tramite organi di supporto o in maniera autonoma. Di solito, di queste pratiche se ne occupano i Patronati dislocati sul territorio; in alternativa, si può procedere attivando la propria identità digitale tramite SPID, CNS o PIN dell’INPS procedendo personalmente alla compilazione dei moduli necessari. Dal momento in cui si perde il lavoro, però, non devono passare più di 68 giorni, pena il decadimento automatico del diritto alla NASPI.

Calcolo della NASPI

L’importo massimo della NASPI equivale a circa 1330 euro: nel calcolo inficia, ovviamente, anche l’entità dei contributi versati e la somma mensile scende sensibilmente dal terzo mese in poi. Di solito, la durata di tale indennità equivale più o meno alla metà delle settimane di servizio prestate per un totale di non più di due anni.

Parlando di settimane lavorative, ovviamente, il calcolo può diventare complicato qualora l’assunzione preveda giornate od ore di lavoro slegate fra loro, con modalità di volta in volta diverse. Al fine di standardizzare un minimo tale valutazione, si parte dal presupposto che un mese di lavoro effettivo contiene 5 settimane da 6 giorni ciascuna (30 giorni reali in totale). Determinante sarà anche che, ad ogni singola settimana, non equivalgano meno di 24 ore.

Grazie al supporto di esperti del settore e con documentazione che include i pagamenti effettuati a scopo di versamento obbligatorio da parte del datore di lavoro ogni trimestre, si dovrebbe giungere a un calcolo preciso e senza errori.

Prerogative di un contratto corretto

Un contratto di lavoro per badante che porti alla richiesta della NASPI deve avere tutte le caratteristiche necessarie a norma di legge. Vanno indicate, anche per facilitare il calcolo di cui accennato, le ore lavorative precise che siano 40 o persino 54 (in caso di turni straordinari durante i fine settimana o presenza necessaria anche di notte).

In busta paga occorrerà indicare anche con precisione le ferie maturate, la corresponsione della tredicesima mensilità e la presenza di regolare TFR. Le condizioni economiche di base partono da uno stipendio di circa mille euro mensili, che aumentano leggermente qualora si tratti di assistenza a una coppia di coniugi invece che del singolo.

A monitorare la correttezza delle clausole vi è la cosiddetta CAS.SA.COLF, che contribuisce a regolamentare, tramite CCNL, tutti gli aspetti contrattuali aggiungendo vantaggi assicurativi e garantendo condizioni ideali sia per il datore di lavoro che per il dipendente stesso.