L’importanza del greentech nella digital transformation

Fino a qualche anno fa si parlava esclusivamente dell’importanza della transizione digitale, ossia della trasformazione della società orientata alla digitalizzazione avanzata. Oggi non è più così, infatti la priorità è diventata la doppia transizione green e digitale.

Il connubio tra innovazione e sostenibilità è considerato il cardine di un futuro più ecologico e tecnologicamente avanzato. Anche l’Unione Europea ha integrato i processi in un’unica strategia per la trasformazione verde e digitale del continente, una doppia sfida che mira a ridurre fortemente le emissioni di gas serra, accelerare la transizione digitale e perseguire obiettivi ambiziosi di neutralità climatica.

Una delle sfide più complesse è rappresentata dalla trasformazione green e digitale delle imprese, un processo essenziale per la promozione di un’economia realmente sostenibile. D’altronde, rendere le aziende più eco-friendly implica necessariamente forti investimenti nell’ambito delle nuove tecnologie e dell’innovazione, non soltanto nel campo delle rinnovabili, che da sole non bastano per costruire un modello di sviluppo economico sostenibile.

In questo processo si inserisce il greentech, un ambito su sui stanno puntando importanti realtà come la business unit greentech di Redelfi: l’unione di innovazione tecnologica e sostenibilità permette infatti di proporre soluzioni di decarbonizzazione più efficaci.

La finanza internazionale punta sul settore greentech

Il greentech è un settore relativamente nuovo, emerso con forza negli ultimi anni quando è diventato evidente come la trasformazione digitale e la transizione ecologica siano due processi interconnessi. Per decarbonizzare le economie serve innovazione, ma anche l’innovazione deve essere sostenibile e al servizio della società e dell’ambiente, non peggiorare la situazione e rappresentare un costo ecologico.

Se n’è accorto il mercato finanziario, come rilevato dallo studio State of Climate Tech Report di PwC. Tra il 2020 e il 2021 gli investimenti nelle startup green sono aumentati del 210%, con una raccolta che nello scorso anno ha raggiunto 87,5 miliardi di dollari.

Tra queste, 78 startup green hanno superato 1 miliardo di dollari di capitalizzazione di mercato negli ultimi 7 anni, la maggior parte delle quali attive nell’ambito dei trasporti e della mobilità (43), nell’agricoltura (13), nella logistica e nell’industria meccatronica (10), nella produzione di beni (10) e nel comparto dell’energia (9).

Ad ogni modo, il settore energetico è uno dei più dinamici in ambito greentech secondo l’analisi di PwC, trainato dalle esigenze di autonomia energetica e sostenibilità ambientale. Un comparto in forte sviluppo è quello dell’innovazione tecnologica e digitale nelle infrastrutture energetiche decentralizzate, promosso da modelli come le comunità energetiche rinnovabili (CER) disciplinate in Italia dal D.Lgs. 199/2021.

In questo campo il greentech può fornire soluzioni digitali essenziali per le produzioni decentrate, per gestire in modo efficiente i flussi energetici e monitorare correttamente produzione e consumo di energia, processi che oggi spesso sono realizzati dagli stessi soggetti.

Anche la transizione verso l’e-mobility sta attirando ingenti capitali verso le greentech, specialmente in Cina e nell’Unione Europea, quest’ultima protagonista di un ambizioso piano che prevede l’abbandono dei veicoli endotermici entro il 2035 e la completa elettrificazione del settore automotive.

In questo caso l’innovazione si inserisce nel concetto di Car-as-a-Service, ossia la conversione dei veicoli da bene a servizio, un cambiamento che comporta una profonda trasformazione in chiave digitale che ha come supporto la guida autonoma e le infrastrutture IoT e smart.

Un altro settore d’interesse è quello legato al reporting e monitoring, in cui rientrano i crediti di carbonio e la tracciabilità delle attività per la lotta al cambiamento climatico come la riforestazione. In questo caso la priorità è la messa a punto di tecnologie per il monitoraggio delle filiere, ad esempio l’utilizzo delle soluzioni Blockchain per controllare la piantumazione di alberi in zone remote del Pianeta e assicurare una maggiore trasparenza, affinché gli investitori pubblici e privati possano verificare l’impiego dei fondi ed evitare le frodi.

L’UE mobiliterà 372 miliardi nella transizione digitale e green

Secondo il Social Innovation Monitor dell’Università di Torino, in Italia le startup con un impatto ambientale e sociale significativo sono appena il 3,8% di tutte le startup innovative.

Si tratta di un dato al di sotto della media europea, nonostante una crescita del 28,2% rispetto al 2020 del numero di startup che possono esercitare un’azione positiva su società e ambiente. Servono investimenti sistemici e una strategia per favorire l’innovazione, ma il nuovo piano dell’Unione Europea potrebbe migliorare la situazione italiana.

Attraverso il programma InvestEU l’UE vuole mobilitare fino a 372 miliardi di euro di investimenti nella transizione digitale e green per il periodo 2021-2027, puntando su quattro ambiti specifici: innovazione e digitalizzazione, infrastrutture sostenibili, PMI e investimenti sociali e competenze, ricerca.

Quasi un terzo dei fondi saranno direzionati per il conseguimento degli obiettivi climatici, ovvero la trasformazione dell’Europa nel primo continente climaticamente neutro. Di queste risorse 75 milioni di euro sono già confluiti nel fondo Eurazeo per le infrastrutture di transizione, attraverso il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) sostenuto proprio da InvestEU.

Si tratta di un’enorme opportunità per lo sviluppo del greentech italiano, chiamato a svolgere un ruolo di primo piano nella diffusione dell’economia verde, digitale e sostenibile. Le possibilità sono molteplici per numerosi segmenti di business diversi, dall’efficientamento energetico all’economia circolare, dalle nuove filiere produttive decentralizzate alla compensazione delle emissioni di carbonio.

Potrebbe essere l’occasione per avere in Italia il primo unicorno greentech, un risultato che dimostrerebbe un cambiamento sistemico positivo per il nostro Paese, ma anche per il Pianeta e la collettività.