Industria italiana, il 2020 è bagno di sangue: l’anno si chiude con -11,4%

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L’industria italiana chiude il 2020 in negativo. Purtroppo, i numeri parlano chiaro: ogni settore presenta un conto salatissimo per l’economia e l’ultimo mese del 2020 ha significato “lacrime e sangue”.

Infatti, se a novembre, l’attività produttiva industriale aveva chiuso con due decimali in più, dicembre ha visto aumentare vertiginosamente i numeri davanti al segno meno. Se poi si passa al paragone con il 2019, sotto l’albero di Natale vi erano addirittura due punti percentuali in più.

Industria italiana: l’anno si chiuse con -11,4%

Ed infatti, l’anno del Covid – 19 e la sua diffusione a livello globale hanno determinato un crollo dell’11,4% per l’industria italiana che, purtroppo, è costretta a leccarsi le ferite registrando il secondo peggior risultato storico.

Un dato certamente allarmante anche se, alla luce dei precedenti, risulta meno tragico rispetto alle previsioni di inizio 2020, ipotizzate quando la diffusione del coronavirus correva a velocità impressionante e l’Italia è stata letteralmente bloccata dal primo lockdown.

A far tirare un sospiro di sollievo c’è anche il paragone con il 2009 quando i numeri riflettevano una crisi ancor più importante: nonostante sempre negativo, ad oggi, merita menzione il dato del settore dell’export che nei primi 11 mesi del 2020 ha fatto registrare un -10,8% che, rispetto ad 11 fa, rappresenta la metà della percentuale negativa delle esportazioni.

E nel 2020, A pagare il prezzo più caro in assoluto è stato certamente il settore dell’abbigliamento e della moda che ha registrato un vertiginoso crollo, con un -28,5% che non lascia ben sperare.

E se i campi della gomma-plastica, del metallo, della chimica piangono con un occhio solo e sono riusciti addirittura a chiudere il mese in positivo, ciò non è comunque bastato ad evitarne la media negativa annuale.

La diffusione della pandemia non ha risparmiato neanche il settore alimentare che ha perso il 2,5%, anche in un periodo come quello che stiamo vivendo.

Naturalmente, il segno meno domina nelle economie di diversi paesi europei, seppur con conseguenti impatti differenti in ogni stato.

Basti pensare, ad esempio, ai “vicini di casa” tedeschi che, se è pur vero che a dicembre hanno dovuto fare i conti con dati fermi rispetto a novembre, chiudono l’anno con un -8,5%, numeri certamente migliori rispetto a quelli italiani.